Isaac Asimov (Petrovich, 1920 - 1992) è senz'altro uno dei più
grandi scrittori di fantascienza del XX secolo Con l'avvento di Asimov,
il robot viene finalmente emancipato, si scrolla di dosso il pregiudizio
di mostro di frankeinsteiniana memoria pronto a ribellarsi al proprio
creatore, per diventare invece un collaboratore, un amico, una creatura
da capire, con molti doveri, ma anche con qualche diritto. Rispetto
al passato, il giudizio della letteratura diventa quindi ottimistico
e positivistico nei confronti della tecnologia, una visione del mondo
nella quale l'uomo si pone con fiducia e speranza di fronte al proprio
progresso senza restarne vittima.
Il robot asimoviano comprende finalmente il suo ruolo attivo e fecondo
all'interno della società umana e si integra con profitto all'interno
di essa, diventando così per molti versi migliore dell'uomo stesso,
operando una svolta fondamentale non solo nella storia della letteratura
fantascientifica, ma anche del nostro modo di rapportarci con le macchine.
Tutto quanto è partito da una considerazione che oggi appare
addirittura banale, quello del robot che si ribellava allo scienziato
pazzo che lo creava. Vale la pena notare che la condizione che lo scienziato
fosse davvero pazzo era necessaria perché nessuno sano di mente
si sarebbe sognato di creare un essere di metallo in tutto e per tutto
simile all'essere umano, ma con una forza dieci volte tanto, senza assicurarsi
di avere sotto mano qualche valido dispositivo di sicurezza. Ce l'hanno
i frullini, le cucine a gas, gli scaldabagni e gli asciugacapelli, perché
non avrebbe dovuto averceli un tipo un po' allampanato, alto un paio
di metri, fatto interamente di fili elettrici, metallo e altri aggeggi
strani, con due temibili tenaglie al posto delle mani e altrettanti
occhi a lampadina incapaci di sorridere? E infatti l'opinione di Asimov
era che un robot (soprattutto nelle prime fasi della sua evoluzione)
sarebbe costruito in modo da non ribellarsi al suo costruttore; sarebbe
dotato di meccanismi interni di sicurezza, come del resto le altre macchine.
Se si costruisce un impianto atomico, lo si dota degli schermi protettivi
che sono necessari, quindi se si costruisce un robot, indubbiamente
nella sua programmazione debbono essere inclusi dispositivi di sicurezza.
Un altro elemento fondamentale che Asimov manterrà pressoché
costante nelle sue storie robotiche è che nella fantascienza
si pensa sempre ai robot come a creature metalliche antropomorfe, ma
in realtà qualunque macchina computerizzata è un robot.
In un' intervista rilasciata poco prima di morire ha detto:"E ad
oggi abbiamo robot industriali che non assomigliano neanche un po' agli
essere umani e che fanno cose che fino a una ventina d'anni fa solo
gli esseri umani erano in grado di fare. E vivremo in un futuro in cui
avremo pure dei robot personali. Robot che avranno l'aspetto di esseri
umani e che rimpiazzeranno (per la prima volta) quelli che noi eravamo
abituati a chiamare schiavi e servi, e serve, e ci renderanno del tutto
liberi". Il robot è quindi prima d'ogni altra cosa un elettrodomestico,
come un frigorifero o una lavatrice, che l'uomo deve imparare ad usare
e con il quale l'uomo deve imparare a convivere. Il robot asimoviano
dunque non ha diritti; esso non è una vera e propria creatura,
ma un oggetto, un utensile poco più evoluto di un PC.
Quello che risulta chiaro fin dai primi racconti, è dunque che
l'intelligenza artificiale del robot non è comunque sufficiente
a renderlo a tutti gli effetti un essere vivente, bensì è
proprio la sua intelligenza retta dalla ferrea logica delle Tre leggi
della Robotica, preambolo al romanzo "Io, Robot" (1950).
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LE TRE
LEGGI DELLA ROBOTICA
1.
Un robot non può recar danno a un essere umano ne può
permettere che, a causa del proprio mancato intervento, un essere umano
riceva danno.
2.
Un robot deve obbedire agli ordini impartiti dagli esseri umani, purché
tali ordini non contravvengano alla Prima Legge.
3.
Un robot deve proteggere la propria esistenza, purché questa
autodifesa non contrasti con la Prima e con la Seconda Legge.
MANUALE
DI ROBOTICA
56ª Edizione - 2058 d.C.
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Ne "I Robot e l'Impero" Asimov enuncia la Legge Zero
della Robotica, che innalza di un gradino la priorità
della Prima legge mettendo al primo posto l'incolumità ed il
benessere dell'umanità intera, a scapito di quello del singolo
individuo. Asimov si vide costretto a formularla nel momento in cui
si rese conto che, in seguito a una ristretta interpretazione della
Prima legge, un robot avrebbe protetto una persona anche se la sopravvivenza
dell'intero genere umano fosse messa a repentaglio. Dietro possibili
minacce come l'annichilazione da parte di una razza aliena o l'eliminazione
totale causata da un virus mortale, un robot avrebbe avuto la capacità
di capire che l'umanità era condannata, ma, nonostante ciò,
avrebbe potuto seguire esclusivamente le sue Leggi. Ovviamente, la difficoltà
di giudizio da parte del robot viene messa a dura prova da questa nuova
Legge, giacché è relativamente facile capire quando una
persona ha bisogno di essere salvata, mentre lo stesso non vale per
l'umanità che comprende un numero smisurato di individualità,
ragion per cui è estremamente complicato giudicare quando un'azione
(anche se lesiva nei confronti di un individuo) può portare un
beneficio all'intera razza. In un certo senso, se la Prima Legge è
assolutamente deterministica, la Legge Zero sposta il campo nella statistica.
Asimov tuttavia aveva riflettuto anche su questo, e aveva capito che
nel momento in cui si doveva decidere tra un individuo e l'umanità,
della quale non è possibile conoscere tutti gli aspetti e le
implicazioni con cui si sta trattando, le Leggi della Robotica cominciavano
a scricchiolare. E infatti, non appena viene introdotta l'umanità
come entità astratta, le Leggi della Robotica iniziano
a confondersi con le Leggi dell'Umanica. Sarebbe assai
più facile per il robot, se gli esseri umani si preoccupassero
del benessere degli esseri umani, così come ci si aspetta che
facciano i robot. E, in effetti, qualsiasi codice dell'etica umana impone
agli esseri umani di prendersi cura gli uni degli altri e di non farsi
del male reciprocamente. Il che è, dopotutto, il mandato che
gli esseri umani hanno dato ai robot.
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LE
TRE LEGGI DELLA UMANICA
1.
Un essere umano non può recare danno a un altro essere umano né
può permettere che, a causa del suo mancato intervento, gli esseri
umani ricevano danno.
2.
Un essere umano deve impartire ai robot ordini che non turbino la loro
l'esistenza robotica, a meno che tali ordini non causino danno o dolore
ad altri esseri umani.
3.
Un essere umano non deve recare danno a un robot, o permettere che, a
causa del suo mancato intervento, i robot subiscano danni, a meno che
tali danni siano necessari per impedire che venga recato danno a un essere
umano, o per permettere che un ordine vitale venga eseguito. |
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Considerazione finale
I robot positronici devono praticamente tutto alle Tre leggi della
Robotica, invenzione mirabile non solo dal punto di vista letterario,
di cui Asimov andava orgoglioso e sulle quali non perdeva mai occasione
per dire che erano già prese molto sul serio anche dagli scienziati,
dagli ingegneri e dagli esperti di robotica e intelligenza artificiale.
E auspicava, anzi era pressoché certo, che le leggi venissero
integrate nei dispositivi dotati di intelligenza artificiale che non
avrebbero tardato molto ad essere costruiti. Ma sarà davvero
così? I primi rudimentali esempi non sembrano esserne dotati...
Correnti del pensiero contemporaneo affermano che assai difficilmente
le Tre leggi sarebbero state impiegate realmente nell'industria e nell'ingegneria,
soprattutto perché lo sviluppo dell'intelligenza artificiale
è soprattutto un business, e gli affari non sono notoriamente
interessati agli aspetti fondamentali della sicurezza, specialmente
quelli filosofici:
Forse tra un tempo non troppo lungo ci toccherà stare ben attenti
a non urtare la suscettibilità della nostra sveglia con sberle
troppo forti al mattino.
I dispositivi elettronici odierni presentano delle protezioni intrinseche,
ma non possono ancora essere paragonate alle Tre Leggi, giacché
gli oggetti non sono ancora dotati di intelligenza artificiale. Quando
arriveranno, vedremo... Ma, intanto è difficile pensare che il
mondo sarà un bel posto dove vivere, un posto dove aspetteremo
con ansia la domenica mattina, per lasciare a casa il nostro proiettore
di libri elettronici, e andare nel luogo più lontano possibile
da qualsiasi macchina esistente, tirare fuori dal nostro zaino le pagine
ingiallite e impolverate di Io, Robot e, appoggiati al tronco di un
albero finto, sognare un mondo migliore.
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